mercoledì 22 giugno 2011

Fabio Ballanti - Sperimentazione di nuovi modelli di nido artificiale per Ghiandaia marina Coracias garrulus in provincia di Ravenna.

Fabio Ballanti

 

Sperimentazione di nuovi modelli di nido artificiale per Ghiandaia marina Coracias garrulus in provincia di Ravenna.

 

Finalità del progetto.

 

Il progetto, realizzato grazie alla preziosa collaborazione di Giorgio Venturini, è partito nel 2005 con lo scopo di valutare l’efficacia di due nuove tipologie di nido artificiale, partendo dalle spontanee preferenze manifestate dalla specie in Emilia Romagna orientale. Sulla base delle osservazioni personali e delle comunicazioni pervenute da altri osservatori (vedi ringraziamenti in calce), effettuate nelle province di Bologna, Ferrara e Ravenna, si è provveduto a costruire una serie di nidi artificiali di stampo “sperimentale”, con l’intento di avvicinarsi il più possibile ai criteri di gradimento espressi dalle coppie osservate. I due nuovi modelli sono una cassetta in legno con frontale naturale a “fetta di tronco”, che simula, nella vista frontale, il foro d’accesso ad una cavità di picchio verde su un albero maturo, ed un nido specifico in cemento, che asseconda la diffusa tendenza della specie ad utilizzare i pali in cemento per la media tensione, dotati di apertura ad asola per il passaggio dei cavi elettrici (quelli in cui è presente un trasformatore). Caratteristiche dettagliate e criteri di realizzazione di entrambe le tipologie di nido sono riportate sulla nuova edizione del manuale Nidi Artificiali, di Premuda G., Bedonni B., Ballanti F, Il Sole 24ORE / Edagricole, 2011.

 

 

Scelta del luogo.

 

Per la scelta del luogo sono stati considerati diversi aspetti ed in particolare:

1) alta vocazione ambientale ad ospitare la specie;

2) possibilità logistiche e permessi per operare;

3) sicurezza e limitato disturbo antropico.

Dopo varie valutazioni è stata individuato un appezzamento privato in provincia di Ravenna, di circa 100 ettari, distante, nel suo punto più ad est, 2600 metri dal mare. L’area, a conduzione agricola, è costituita prevalentemente da seminativi e vigneti, a cui sono associati settori incolti e spazi con substrato sabbioso e rada vegetazione spontanea. Sono inoltre presenti fasce rinaturalizzate a siepe e “macchia e radura”, alcune di giovane impianto, altre ben consolidate. Sufficiente anche la rappresentanza di alberi maturi (soprattutto Pino domestico Pinus pinea e pioppi Populu spp), sia come esemplari isolati, sia concentrati a formare un lembo disgiunto di pineta litoranea. All’interno dei confini ci sono inoltre: un grande stagno persistente, un invaso con acque basse e temporanee, una casa colonica abitata, due fienili ed un capannone per attrezzature agricole, oltre ad un’antica torre di osservazione risalente al XVII secolo.

La scelta del sito è stata ulteriormente avvalorata dal fatto che, a breve distanza, una coppia ha nidificato regolarmente dal 2003 (come riportato da Plazzi G. in Quad. Studi Nat. Romagna, 23, dicembre 2006). Questo, oltre a confermare la vocazione dell’intero comprensorio, ha indotto ottimismo sulla possibilità di colonizzazione da parte di individui locali, nati da covate precedenti.

Tra l’autunno e l’inverno del 2005 sono stati quindi collocati 6 nidi artificiali, la cui suddivisione, tenendo conto delle possibilità di installazione, è stata la seguente:

N° 4 nidi a cassetta grande con frontale naturale;

N°2 nidi sperimentali in cemento.

I nidi a cassetta sono stati fissati sugli alberi ad un’altezza variabile fra 3 e 5 metri, mentre quelli in cemento a circa 6 metri su manufatti. Nel corso degli anni la posizione di alcuni nidi è stata cambiata per esigenze della proprietà, pur mantenendo sempre l’abbinamento tipo di nido – supporto.

In fase di installazione è stata data particolare importanza al fatto che i nidi non subissero il riscaldamento diretto del sole nelle ore centrali della giornata; essi infatti, con la loro massa ridotta, risentono di una inerzia termica minore rispetto a corpi voluminosi come alberi, manufatti e pali, riscaldandosi quindi più rapidamente, con rischi soprattutto per i nidiacei. Per ciò che riguarda gli alberi, le fronde garantiscono ombra nel periodo di massima insolazione, mentre i nidi sugli edifici sono stati collocati immediatamente al disotto dello spiovente del tetto. Sul fondo, infine, si è provveduto a cospargere uno strato di segatura naturale mista a sabbia e legno sminuzzato.

 

 

 

 

 

Cronistoria degli eventi dal 2006 al 2011.

 

2006: prima nidificazione nell’area di studio.

 

Nella prima decade di maggio, e per la prima volta secondo i nostri dati, una coppia si installa all’interno dei confini indagati, manifestando chiari segnali riproduttivi. Tuttavia decide di riprodursi in un anfratto poco profondo dell’antica torre, forse in quanto l’edificio più dominante e lontano dalle attività umane. La riproduzione si svolge a stretto contatto con una coppia di Gheppio Falco tinnunculus, e nonostante i nidi si trovino sulla stessa parete, a pochi metri l’uno dall’altro, non si riscontrano particolari conflitti, anche se in verità quando ha luogo la deposizione della Ghiandaia marina i giovani gheppi sono prossimi all’involo e quindi l’interazione degli adulti è breve. La coppia alleva con successo almeno 3 piccoli (l’ultima osservazione alla fine di luglio vede 2 giovani accuditi nei pressi del nido ed 1 ancora all’interno).

 

 

2007 e 2008: cambia il sito riproduttivo.

Nei due anni successivi viene abbandonata la vecchia torre e la riproduzione avviene all’interno di un palo per la media tensione, con annesso trasformatore, situato a brevissima distanza dalla casa colonica. Nonostante la nostra delusione per il disinteresse verso i nidi artificiali, si tratta comunque di una grande occasione: attraverso le imposte semichiuse possiamo infatti seguire tutte le fasi riproduttive direttamente da una stanza al primo piano, comodamente seduti. Nel 2007 tutto si svolge regolarmente (assistiamo in diretta all’involo di 2 giovani), ma nell’estate del 2008 accade un fatto increscioso: durante un nostro periodo di assenza, ci viene riferito che alcuni fotografi che erano venuti a conoscenza dell’evento piazzano i loro capanni di tela vicinissimi l nido, con ben poche precauzioni per una specie così sensibile. La loro azione insistita disturba gravemente gli uccelli, che si fanno nervosi e diffidenti. Risultato: al nostro ritorno non riusciamo a cogliere l’involo dei giovani, ne’ a stabilire con certezza se il ciclo riproduttivo sia andato a buon fine. Notiamo infatti la presenza degli adulti nei pressi, ma non riusciamo ad individuare alcun giovane. Come se non bastasse, proprio in quel periodo iniziano i lavori di ristrutturazione dell’intero caseggiato, già da tempo pianificati e non prorogabili. Lo stesso palo, a cui vengono allacciati i cavi elettrici necessari ai lavori, subisce pesanti interventi. A quel punto gli uccelli abbandonano definitivamente la zona.

 

 

2009: finalmente un nido artificiale occupato.

Dopo i problemi dell’anno precedente, un’ottima notizia. All’arrivo dai quartieri di svernamento, una coppia dimostra interesse verso uno dei nidi sperimentali in cemento. Il maschio staziona a lungo sul tetto del fienile ove il nido è collocato, allontanando con decisione le gazze che transitano nei paraggi. La compagna, a sua volta, ispeziona ripetutamente la cavità. Per diversi giorni assistiamo al corteggiamento, con le classiche posture ed emissioni vocali, accompagnate dal passaggio di prede. Quando la permanenza della femmina nel nido si fa costante, intuiamo che è iniziata la deposizione e la cova. Dieci giorni dopo, approfittando di una sua assenza, effettuiamo un veloce controllo e scopriamo 4 uova.

Le prime fasi di allevamento si svolgono senza intoppi, con entrambi i genitori che si prodigano per alimentare i nidiacei, ma dopo circa una settimana dalla schiusa uno dei due scompare improvvisamente: da quel momento in poi le nostre osservazioni riguardano sempre un solo individuo, che noi identifichiamo come la femmina. Ad una successiva ispezione nel nido troviamo 2 piccoli in ottime condizioni, pur se a diverso stadio di accrescimento dovuto alla schiusa asincrona, ma nessuna traccia di uova infeconde ne’ dei resti di nidiacei morti. È probabile che la schiusa sia avvenuta per tutte le uova ma che i piccoli più tardivi siano morti (forse per il limitato apporto di cibo da parte di un unico genitore) e che i loro cadaveri siano stati allontanati o siano serviti per alimentare i fratelli maggiori. L’involo avviene regolarmente.

 

 

2010: stesso nido occupato e nidificazione completata con almeno 3 giovani involati. Purtroppo per impegni di altra natura il tempo dedicato alle osservazioni è assai limitato.

2011: al momento di stilare il presente resoconto, il solito nido in cemento risulta occupato e si sta svolgendo la cova.

 

 

Considerazioni e conclusioni.

Pur nella sua limitatezza, l’esperimento suggerisce l’efficacia del modello sperimentale in cemento per Ghiandaia marina e dei criteri di installazione adottati. Soprattutto, l’esperimento sembra indicare quanto sia radicata, nei soggetti che nidificano in una certa area, l’abitudine di sfruttare sempre un particolare tipo di cavità. Nel caso specifico, infatti, su 6 stagioni riproduttive seguite la scelta è ricaduta per ben 5 volte sul palo in cemento o sul suo surrogato in fatto di nido artificiale, in sintonia con le preferenze palesate dalle coppie nei territori più prossimi a quello indagato e, generalmente, in tutta la parte orientale della regione. A rafforzare questa teoria vi è l’indubbia efficacia dei modelli a cassetta con frontale naturale, che nel periodo suddetto hanno ospitato Upupa Upupa epops, Assiolo Otus scops, Torcicollo Jynx torquilla, Storno Sturnus vulgaris, Cinciallegra Parus major, ma che nonostante ciò non sono mai stati considerati dalla Ghiandaia marina.

Ne consegue che prima di intraprendere campagne di installazione di nidi artificiali per specie esigenti è determinante studiare attentamente le abitudini delle popolazioni locali o di quelle più vicine, per progettare un modello che si adatti il più possibile alle loro abitudini.

 

Ringraziamenti:

Giorgio Venturini (per il concreto aiuto in tutte le fasi del progetto)

Alfredo Ancarani, Marcello Sanzani (per i permessi accordati)

Bruno Bedonni, Mario Bonora, Fausto Corsi, Fabio Gardosi, Francesco Grazioli, Giorgio Leoni, Giancarlo Plazzi, Guido Premuda, Andrea Ravagnani, Giuseppe Rossi, (per le indicazioni).



Foto 1 e 2 : Cassetta in legno con frontale naturale a “fetta di tronco” e nido specifico in cemento


Foto 3 : Nido specifico in cemento collocato su  un fienile



Foto 4 e 5 : Nidificazione ravvicinata di Ghiandaia marina e Gheppio



Foto 6 : Sito riproduttivo all’interno di un palo per la media tensione adiacente alla casa colonica



Foto 7 e 8 : Uova e piccoli all’interno del nido specifico in cemento